COSA È IL D.LGS. 231/01

Il Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231, recante “Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento la responsabilità in sede penale degli enti, che si aggiunge a quella della persona fisica che ha realizzato materialmente il fatto illecito, a “vantaggio dell’organizzazione”, o anche solamente “nell’interesse dell’organizzazione”.

L’innovazione normativa, perciò, è di non poco conto, in quanto né l’ente, né i soci delle società possono dirsi estranei al procedimento penale per reati commessi a vantaggio o nell’interesse dell’ente. Ciò, ovviamente, determina un interesse di quei soggetti (soci, CdA, Collegio Sindacale, ecc.) che partecipano alle vicende patrimoniali dell’ente, al controllo della regolarità e della legalità dell’operato sociale.

Fattispecie di reato

Le fattispecie di reato rilevanti - in base al d.lgs. 231/2001 e successive integrazioni – al fine di configurare la responsabilità amministrativa dell’ente sono soltanto quelle espressamente elencate dal Legislatore ed, a tutt'oggi, possono essere comprese, per comodità espositiva, nelle seguenti categorie:

  1. delitti contro la pubblica amministrazione (quali corruzione, concussione e malversazione ai danni dello Stato, truffa ai danni dello Stato e frode informatica ai danni dello Stato, indicati agli artt. 24 e 25 del d.lgs. 231/2001) o contro la fede pubblica (quali Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti o segni di riconoscimento, indicati all’art. 25-bis d.lgs. 231/2001);
  2. reati societari (quali false comunicazioni sociali, falso in prospetto, illecita influenza sull’assemblea, indicati all’art. 25-ter d.lgs. 231/2001);
  3. delitti in materia di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico (ivi incluso il finanziamento ai suddetti fini), indicati all’art. 25-quater d.lgs. 231/2001;
  4. delitti contro la personalità individuale (quali lo sfruttamento della prostituzione, la pornografia minorile, la tratta di persone e la riduzione e mantenimento in schiavitù, indicati all’art. 25-quinquies d.lgs. 231/2001);
  5. Abusi di mercato, indicati dall’articolo 25-sexies d.lgs. 231/2001);
  6. Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili, indicati dall’art.25-quater 1 del d.lgs. 231/2001);
  7. Reati transnazionali: l’associazione per delinquere, di natura semplice e di tipo mafioso, l'associazione finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri o al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, il riciclaggio, l'impiego di denaro, beni o altra utilità di provenienza illecita, il traffico di migranti ed alcuni reati di intralcio alla giustizia se rivestono carattere di transnazionalità.
  8. Omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell’igiene e della salute sul lavoro (art. 25-septies d.lgs. 231/2001).
  9. reati di ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita previsti dagli articoli 648, 648-bis e 648-ter del codice penale (art. 25-octies d.lgs. 231/01)
  10. Delitti informatici ed illecito trattamento dei dati c.d. “Cybercrime” (art. 24-bis d.lgs. 231/2001)
  11. Delitti di criminalità organizzata (art. 24-ter d.lgs. 231/01)
  12. Delitti contro l'industria e il commercio (art. 25-bis-1 d.lgs. 231/01)
  13. Delitti in materia di violazioni del diritto d'autore (art. 25-nonies d.lgs. 231/01)
  14. Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria (art. 25-novies d.lgs. 231/01)
  15. reati ambientali ed inquinamento del mare da parte delle navi (art. 25-decies d.lgs. 231/01) (prevista approvazione definitiva entro il 7 luglio 2011);

Sanzioni

Le sanzioni previste CONTRO LE AZIENDE dal d.lgs. 231/01 sono:

  1. la sanzione pecuniaria;
  2. le sanzioni interdittive;
  3. la confisca;
  4. la pubblicazione della sentenza.

Le sanzioni pecuniarie sono applicate per quote in numero non inferiore a 100 e non superiore a 1000; l’importo di una quota è compreso tra un valore minimo di euro 258 ad un massimo di euro 1.549 (quindi avremo sanzioni da un minimo di 25.800 € ad un massimo 1.549.000 €, salvo riduzioni).

Le sanzioni interdittive, in particolare, sono:

  1. l'interdizione dall'esercizio dell'attività';
  2. la sospensione o la revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dell'illecito;
  3. il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere le prestazioni di un pubblico servizio;
  4. l'esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l'eventuale revoca di quelli già concessi;
  5. il divieto di pubblicizzare beni o servizi.

Esenzione e Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo

Il legislatore ha previsto la possibilità per l’ente di sottrarsi totalmente o parzialmente all’applicazione delle sanzioni, purché siano state rispettate determinate condizioni.

L’art. 6 del D.lgs. 231, infatti, contempla una forma di “esonero” da responsabilità dell’ente se si dimostra, in occasione di un procedimento penale per uno dei reati considerati, di aver adottato ed efficacemente attuato Modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire la realizzazione degli illeciti penali considerati.

Cosa sono i Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo

L’art. 6, co. 2, del d.lgs. n. 231/2001, indica le caratteristiche essenziali per la costruzione di un modello di organizzazione, gestione e controllo. In particolare, le lettere a) e b) della citata disposizione si riferiscono espressamente, sebbene con l’utilizzo di una terminologia ed esposizione estranea alla pratica aziendale, ad un tipico sistema di gestione dei rischi (risk management).

La norma segnala infatti espressamente le fasi principali in cui un simile sistema deve articolarsi:

  1. l’identificazione dei rischi, ossia l’analisi del contesto aziendale per evidenziare in quale area/settore di attività e secondo quali modalità si possono verificare eventi pregiudizievoli per gli obiettivi indicati dal d.lgs. 231/01;
  2. la progettazione del sistema di controllo (c.d. protocolli per la programmazione della formazione ed attuazione delle decisioni dell’ente), ossia la valutazione del sistema esistente all’interno dell’ente ed il suo eventuale adeguamento;
  3. l'istituzione di un Organismo di Vigilanza e Controllo, che vigili sull'efficacia del sistema di controllo;
  4. l'istituzione di un Sistema Sanzionatorio interno;
  5. la redazione di un Codice Etico.

Il sistema brevemente delineato non può inoltre, per operare efficacemente, ridursi ad un’attività una tantum, bensì deve tradursi in un processo continuo (o comunque svolto con una periodicità adeguata), da reiterare con particolare attenzione nei momenti di cambiamento (apertura di nuove sedi, ampliamento di attività, acquisizioni, riorganizzazioni, ecc.).

Obbligatorio, o no?

La risposta giusta da dare è che la mancata adozione del Modello, in effetti, non è soggetta ad alcuna sanzione, ma espone l’Ente alla responsabilità per gli illeciti realizzati nel suo interesse. L’adozione diviene pertanto obbligatoria se si vuole beneficiare dell’esimente escludendo la colpa organizzativa. Inoltre, gli Amministratori che esponessero l’ente all’applicazione delle sanzioni, per mancata adozione del Modello, sarebbero certamente esposti ad azione di responsabilità da parte dei soci, ai sensi dell'art. 2392 e seguenti del Codice Civile.

Alcuni Enti Pubblici, come la Regione Calabria, non stipuleranno più convenzioni con organizzazioni non dotate di Modelli Organizzativi 231. Anche la Regione Lombardia non concederà l’accreditamento per la formazione in assenza di un Modello 231.

Sicurezza sul lavoro

Il d.lgs. 81/08, cosiddetto Testo Unico sulla Sicurezza, ribadisce il carattere esimente dei Modelli Organizzativi per i reati di Omicidio e Lesioni colpose gravi ed inserisce la "presunzione" di conformità del Modello al d.lgs. 231/01 (limitatamente all'analisi dei rischi per questi specifici reati) per le aziende certificate OHSAS 18001. Inoltre, il d.lgs. 106/2009, cosiddetto "Decreto Correttivo" stabilisce che, in caso di adozione ed efficace attuazione del modello, si intende assolto l'obbligo del Datore di lavoro di vigilanza in ordine al corretto espletamento da parte del delegato delle funzioni trasferite

COSA FA ISOCONSULENZA

ISOCONSULENZA offre alle aziende consulenza e assistenza durante tutte le fasi di progettazione ed implementazione del Modello Organizzativo e di Gestione, in occasione degli audit e successivamente.

  1. Risk Assessment (Risk Mapping, Risk Analysis e Risk Gapping) per la valutazione del rischio di commissione reati per la azienda;
  2. Definizione di “procedure” e “presidi” per il controllo e la prevenzione dei reati;
  3. Progettazione ed implementazione del M.O.G. Modello Organizzativo e di Gestione (redazione Codice Etico, redazione Parte Generale e parte Speciale del MOG, procedure e presidi, attività di controllo e audit);
  4. Assistenza alla creazione e formazione dell’ OdV (Organismo di Vigilanza);
  5. Attività di periodica di Audit;
  6. Possiamo inoltre ricoprire il ruolo di componente dell’ OdV della vostra azienda (come esplicitamente richiesto dal d.lgs. 231/2001), avendo i nostri tecnici e professionisti maturato svariate esperienze in altri OdV.

FINANZIAMENTI

Le attività inerenti la Consulenza e Assistenza relative alla progettazione ed implementazione del Modello Organizzativo e di Gestione prevedono anche attività formativa e di affiancamento per il personale aziendale. Tali attività possono rientrare tra quelle finanziate attingendo ai fondi interprofessionali. ISOCONSULENZA può individuare soluzioni ad hoc per far risparmiare le Aziende e fornire loro una consulenza di qualità e grazie al contributo dei fondi, a tariffe fortemente ridotte.